Adam di Maryam Touzani_ Incarnazione, disincarnazione quasi liturgica di un corpo femminile

Pin It

30 Maggio 2021

Maryam Touzani è un'eccelsa regista debuttante e giovane, marocchina di nascita, inglese di adozione. Se tutte le opere prime, maschi inclusi, fossero così, come Adam, le donne registe dovrebbero vincere sempre ed essere visibili ovunque. Cosa, ahimè, non sempre vera!


Il piccolo Adam, non a caso il primo uomo della terra, metafora ed emblema al tempo stesso, narra la storia di due donne sole in Marocco - vedova la prima, abbandonata dall'uomo che l'ha messa incinta l'altra - alle prese entrambe con una maternità sradicata, difficile, non accetta.
Film selezionato per il Certain regard di Cannes, vede Abla, vedova e madre di una ragazzina di dieci anni, affrontare ogni difficoltà per garantire alla figlia il miglior futuro possibile. Tutti i giorni, dalla sua cucina prepara e vende pane fatto in casa e altri tipi di prodotti tipici marocchini. 
Conduce un'esistenza priva di felicità ed è diventata vecchia prima del tempo. Un giorno alla sua porta bussa Samia, una giovane donna incinta in cerca di rifugio.
Abla la accoglie in casa ma non sa quanto l'incontro la cambierà per sempre. Con la direzione della fotografia di Virginie Surdej, le scenografie di Pilar Peredo e i costumi di Aida Diouri, Adam è stato così presentato dalla regista in occasione della partecipazione al Festival di Cannes 2019: "è la storia di due anime solitarie che imparano ad apprezzarsi a vicenda, confrontarsi, comprendersi e sostenersi; è la storia di due donne - ciascuna intrappolata dal proprio destino - che cercano rifugio nella fuga e nella negazione.
Samia è intrappolata dal bambino che porta in grembo, da una vita che cresce dentro di lei e che si materializzerà a dispetto della sua stessa volontà.
Abla, invece, è intrappolata da una morte del marito che ha congelato la sua intera esistenza, da un lutto che ha evitato di affrontare ma che l'ha trasformata in una persona quasi disincarnata.
Le due donne sono costrette ad affrontare la vita attraverso le fasi più belle e più crudeli che esistano. E al centro di tutto ci sono la nascita e la maternità, qualcosa che travolge, trascende e risveglia i nostri istinti primordiali. In Adam, la vita si impone (al pari della morte) con tutta la sua onnipotenza" è nato - ha proseguito la regista - da un incontro reale, doloroso ma stimolante, che ha lasciato un segno indelebile dentro di me.

Ho conosciuto una giovane donna, che mi ha ispirato il personaggio di Samia.
Arrivata a Tangeri, era in fuga dalla famiglia dopo essere rimasta incinta e abbandonata dall'uomo che aveva promesso di sposarla. Per la paura e la vergogna, non aveva detto a nessuno dei suoi amici e parenti stretti di aspettare un bambino e aveva nascosto per mesi la gravidanza. Lontana da casa, sperava di dare alla luce in segreto il suo bambino e di darlo via per poter così ritornare nel suoi villaggio. I miei genitori l'hanno accolta in casa loro, anche se non sapevano niente di lei. La sua permanenza, che avrebbe dovuto inizialmente durare alcuni giorni, si è protratta per diverse settimane fino ad arrivare al momento del parte. La ragazza era gentile ed introversa. Amava la vita e ho visto da vicino quel dolore che colorava la sua indole vivace e gioiosa. E, soprattutto, ho potuto notare quanto fosse lacerata per quel figlio per cui non aveva altra scelta che l'abbandono per andare avanti con la propria vita. In un primo momento, ho assistito al suo netto rifiuto di amare quella creatura che, una volta nata, non avrebbe guardato, toccato o accettato. Ho visto come pian piano il suo istinto materno si risvegliasse, nonostante lei tentasse di soffocarlo. Sono testimone di come, contro la sua volontà, abbia cominciato a mostrare i primi segni di amore materno e ho sperato fino alla fine che ritornasse sui suoi passi, che tenesse il figlio e che affrontasse società, genitori e parenti. Ero forse troppo ingenua ai tempi ma la sua storia mi è rimasta dentro fino a trasformarla nel soggetto del mio primo lungometraggio. Ho sentito l'esigenza di raccontarla quando io stessa sono diventata madre. La sua storia si è unita alla mie ferite e alla mia esperienza con la perdita, con l'angoscia che si può provare, con la negazione, con il dolore irrisolto... e, soprattutto, con la mia gioia di diventare mamma".
GET SOCIAL
  • Facebook
  • Facebook
  • Facebook